Plastica e riciclo, il primo passo verso una moda sostenibile
Plastica, tra moda sostenibile e fast fashion. Quando ad essere sostenibile non è il prodotto ma la sua derivazione e utilizzo.
Entriamo in un negozio, diamo un occhiata ai vestiti esposti e, sì, ci pare di averli già visti più e più volte.
Ma come è possibile se la collezione è appena uscita?
Le immagini della collezione circolano settimane prima dall’effettiva uscita negli store, inoltre, i colossi del fast fashion captano i trend del momento con largo anticipo generando, in simultanea, capi di abbigliamento gli uni molto simili agli altri.
Il fast fashion vive della stanchezza del consumatore il quale, dopo soltanto qualche giorno dall’acquisto, considera il capo già vecchio e, ovviamente, fuori moda.
Nell’ultimo decennio il consumatore, sempre più informato, ha iniziato a vedere, nel settore della moda, un problema strutturale che riguarda l’intero ciclo di vita di un capo; dalla nascita fino allo smaltimento.
Si è iniziato a vedere il design non più come l’unico aspetto importante in un capo ma come parte integrante in cui, ad avere importanza, sono anche i materiali utilizzati, la loro combinazione e la modalità in cui esso viene prodotto.
Entrano quindi in gioco anche tematiche legate alla sostenibilità e alla salubrità dei prodotti utilizzati, le risorse impiegate e disperse, e le condizioni dei lavoratori impiegati.
Un capo non viene più soltanto giudicato “bello” o “alla moda” ma etico e/o sostenibile.
Si inizia a investire in ricerca e a utilizzare materiali naturali e dare una seconda vita a tutti quei materiali già presenti.
“Un economia in grado di rigenerarsi da sola”, citando la Ellen MacArthur Foundation, fa sì che designer, imprenditori e consumatori inizino a vedere la moda come parte integrante di un sistema che va rivisto in chiave sostenibile.
Plastica, l’emblema dell’economia circolare nel fashion
La plastica, nata come materiale da considerarsi “usa e getta”, ha la priorità assoluta per quanto riguarda il riciclo e il riutilizzo.
La moda ha iniziato a fare della plastica, traslata in nylon e poliestere, il suo principale alleato, per quanto riguarda resistenza e robustezza del materiale, già dagli anni ‘40 e ‘50. Questo andando, mano a mano, a sostituire materiali naturali quali seta, lana e cotone.
Ma perché tutta questa avversione nei confronti della plastica?
La plastica deriva da petrolio e combustili fossili che, come sappiamo, sono la causa numero 1 dei cambiamenti climatici.
Inoltre, durante la fase di produzione e di lavaggio dei materiali, nylon e poliestere rilasciano microplastiche nell’acqua, andando così a inquinare e intaccare interi ecosistemi marini.
il rischio è quello che, per l’anno 2030, il 75% dei capi, venga realizzato con derivati della plastica.
Che la plastica abbondi sulle superfici dell’intero Pianeta si sa, ma cosa possiamo fare, sapendo che tale materiale rimane in circolo per 200 anni?
Abbattere l’impiego di plastica vergine e riutilizzare quella già presente; questo è il primo step verso una moda più sostenibile.
La Commissione Europea, nel programma di azione di economia circolare, destina, infatti, numerose risorse con il fine di ridurre la produzione di plastica vergine e dare valore all’intero ciclo di vita di questo materiale.
Dal “ripensamento” della plastica si sviluppano nuove e innovative tecnologie, impianti di produzione sostenibili e affini alle esigenze del consumatore (mancanza di un magazzino per evitare l’accumulo di prodotti non utilizzati), utilizzo di prodotti di origine non animale e una maggiore attenzione ai processi di produzione in grado di rilasciare sempre meno microplastiche nell’ambiente.
Da queste premesse e dal desiderio di creare bellezza, preservando le risorse terrestri e tutelando tutti i suoi abitanti, nasce So What!
So What utilizza materiali riciclati, tra i quali la plastica, e utilizza inchiostro vegano 100% biodegradabile e privo di tossine nocive per l’uomo e per l’ambiente (OEKO e TEX certified).
L’85% della produzione tessile finisce in discariche a cielo aperto e, l’equivalente di un capo su 5, non è mai stato indossato.
Noi di So What non abbiamo magazzino e ci impegniamo a produrre un capo soltanto nel momento in cui viene effettuato l’ordine; per rispetto dell’ambiente e dei nostri lavoratori!
Quando si parla di ri-progettazione bisogna anche ricordare che l’utilizzo di materiali vergini non dovrebbe essere bannato soltanto per la plastica; questo dovrebbe riguardare tutte le tipologie di materiali, andando così a creare un intero sistema basato sull’economia circolare.
Ed è per questo che So What si è posto l’obiettivo, per il 2024, di utilizzare soltanto materiali di riuso!
Il futuro della moda vede una drastica riduzione nell’utilizzo di acqua, il contenimento di emissioni di energia, assenza di sostanze tossiche e nocive per l’ambiente e la migrazione verso l’utilizzo di bioplastiche e materiali naturali.
In So What ci stiamo muovendo, un passo dopo l’altro, verso un ecosistema 100% sostenibile. E se oggi il primo passo è l’utilizzo di materiali riciclati, tra cui la plastica, non vediamo l’ora di condividere con voi cosa faremo domani!
Stay tuned 😉