Il cotone: naturale, vegetale e...sostenibile? A dirci se lo è l'etichetta (se letta bene!)

Il cotone: naturale, vegetale e...sostenibile? A dirci se lo è l'etichetta (se letta bene!)

Il cotone è il secondo materiale più utilizzato nel settore della moda ed è largamente apprezzato per essere traspirante, anallergico e assorbente.
Di origine naturale e vegetale, è anche sostenibile? Scopriamolo insieme dando un'occhiata all'etichetta!

Il cotone è una fibra tessile naturale che indossiamo ogni giorno in tantissimi capi: dai jeans, alle t-shirt, alle camicie fino alle comode felpe.

Il cotone appartiene alla famiglia delle Malvacee e nasce dai frutti della pianta che, una volta maturi, si aprono lasciandone trasparire i semi che sono avvolti nell’ovatta (bambagia).

Il cotone è, alla pari del lino e della canapa, una fibra naturale e vegetale che è stata coltivata fin dall’antichità ed è entrata nel vestiario comune già in epoca industriale, grazie all’invenzione della sgranatrice che contribuì al processo di filatura e tessitura.

Questo materiale è apprezzato dal settore della moda per le sue eccellenti funzionalità.

Infatti, il cotone, se raschiato, è un materiale isolante e confortevole che viene utilizzato in gilet, maglioni e felpe.

Inoltre, è assorbente e traspirante e, non a caso, viene utilizzato nella produzione di accappatoi, asciugamani e tappetini assorbenti.

Resiste alle alte temperature, è economico, anallergico (per questo è perfetto per capi di biancheria intima) e si presta particolarmente al processo di tintura in quanto le fibre assorbono in profondità l’inchiostro.

Ultimo, ma non per importanza, il cotone (se non trattato con materiali o inchiostri chimici) è 100% biodegradabile.


Come si ricava il cotone della pianta?


Come prima cosa, l’ovatta del cotone viene lavorata tramite il processo di sgranatura, il quale richiede che il che il seme venga separato dall’ovatta stessa.

Una volta che sono state separate le fibre più lunghe si può procedere con il processo di filatura; ovvero quel passaggio necessario per produrre la maglieria.

E’ qui che le fibre vengono orientate nella stessa direzione, messe parallelamente, pulite, talvolta, tinte.


Nonostante si tratti di un materiale 100% naturale e vegetale, la produzione di cotone ha conseguenze ambientali notevoli.

L’utilizzo di pesticidi, fertilizzanti e l’uso massivo di sistemi di irrigazione, rendono necessario un processo alternativo alla produzione e lavorazione di questo materiale, secondo solo all’utilizzato del poliestere.


L’industria della moda veste oggi 8 miliardi di persone e, per questa ragione, ha iniziato ad utilizzare cotone derivato da sistemi di produzione OGM, ovvero geneticamente modificati.

Queste piante di cotone sono quindi stimolate nel processo di crescita e sono in grado di resistere a condizioni ambientali avverse.

Il quantitativo del raccolto OGM è ovviamente positivo ma questo implica un costo, sia ambientale che sociale, molto alto.

La ricerca scientifica ha però portato, negli ultimi anni, i sistemi agricoli ad essere sempre più ecologicamente compatibili e sostenibili.

Ad esempio, l’odierna coltivazione di cotone biologico non danneggia le condizioni del suolo, in quanto il terreno è maggiormente in grado di immagazzinare l’acqua e, grazie alla semina di diverse tipologie di piante di cotone, i coltivatori contribuiscono alla biodiversità (favorendo la nascita e crescita di diverse specie di insetti), di conseguenza, flora e fauna locale.


Come capire dall’etichetta se un capo d’abbigliamento è fatto di cotone biologico?

  • Organic Content Standard di Textile Exchange:

     Grazie a questa etichetta il consumatore ha modo di tracciare il campo nel quale il cotone è stato prodotto.

Unica pecca? Anche un capo con soltanto il 10% di cotone biologico porta questa medesima etichetta;

  • Global Organic Textile Standard (GOTS):

    In questo caso ad essere certificata è l’intera filiera produttiva, non soltanto la materia prima del cotone.Inoltre, per ottenere questa certificazione, il capo deve contenere almeno il 70% di fibre naturali e di produzione sostenibile e, qualora comparisse la parola “biologico”, esso deve avere il 95% di fibre biologiche.
  • Naturtextile Certified BEST:

    Solo capi 100% cotone biologico possono portare questa etichetta e, inoltre, ad essere valutata è l’intera filiera produttiva che deve essere sostenibile!
E per filiera sostenibile si intende anche sostenibilità sociale, non solo ambientale 🙂
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